Venerdì 9 maggio 2003-“Catellazzo Post” Pag.2

DENTRO GLI SPOGLIATOI
______di Clerici Gualtiero

DOPO PIOGGIA ESCE SOLE

Qualche anno fa il compianto, ma non troppo Brendon Lee, interpretando sul set il film “ Il Corvo” si trovò a recitare la seguente frase: “Non può piovere per sempre”. Climaticamente parlando infatti dopo un terribile acquazzone prima o poi rispunta il sole, bisogna capire solo quando. Ma in ambito sportivo non sono sicuro che l’equazione sia di così semplice soluzione, quando, come nel caso di ieri sera in campo si tengono atteggiamenti che definire infantili sarebbe riduttivo gli strascichi polemici sono poi ardui da superare. In sostanza non vorrei che gli spiacevoli disguidi capitati nella calda serata aresina avessero delle ripercussioni sul resto della stagione. Ma veniamo più prettamente ai fatti cronistici. Che qualcosa di strano rispetto al solito ci sia lo si avverte nell’aria e anche da come il primo quintetto si schiera: Clerici in porta (ovvio), in difesa

Gali ( e ci siamo), Pava ( cosa ???) e davanti Pasqualini ( uno scempio) e Marangoni che giustamente ricopre il ruolo di ariete.Nonostante qualche licenza tattica del caso, la squadra regge bene e ben presto si trova in vantaggio di tre reti. Ma i guai sono ancora lì da venire. Con il trascorrere dei minuti e dei cambi ecco che si vengono a creare le incomprensioni tra Marangoni e Pavanello che porteranno poi quest’ultimo ad abbandonare il campo con largo anticipo sul fischio finale e avendo giocato solo una ventina di  minuti scarsi. Diego a detta di Massimo sarebbe reo di voler dal bomber un gioco che questi non è in grado di fornire e dopo un accesissimo dibattito durato anche troppo a lungo si mandano a quel paese. Ma il problema non è solo questo. Marangoni vorrebbe che fosse una sola persona a dargli consigli e non in cinque! (e come dargli torto) ma un giocatore dovrebbe a volte capire

da solo cosa è giusto per se da cosa no. Diego si difende dicendo che lui con Massimo non riesce a giocare ed è per questo motivo che si stabilisce in difesa a fianco del capitano Galimberti, ma in tutta franchezza il gioco non vale la candela. Quello, che per il bene della squadra, dovremmo evitare sono proprio queste “Mario Merolate Napoletane” che non giovano a nessuno. Da questi fatti a mio modo di vedere la questione, emergono due fondamentali verità:

1- il ruolo passivo di Viganò; 

2- confusione tattica.

Se per il primo caso non vi sono soluzioni in merito è pur vero che al secondo possiamo mettere un freno. E il come è facilissimo, anziché lasciar dipendere le sostituzioni dal caso o dal momento, studiamole con calma a tavolino, in modo che in campo ci vadano i giocatori più compatibili. Non credo ci voglia la laurea per fare questo. Vorrei inoltre dire

due parole sul comportamento tenuto dagli indiziati. Un conto è cercare di chiarirsi e capirsi, un altro è quello di rimanere sempre e comunque fermi sulle proprie decisioni senza cercare quel minimo di dialogo che potrebbe mettere in chiaro la situazione una volta per tutte. Il mandarsi al diavolo, tanto per fare un esempio, può essere costruttivo purché finisca lì e non sia alimentato con altre stupide parole che poi poco dopo ci pentiamo di aver detto. Per concludere quello che più mi auspico è che per il bene della squadra come valore intrinseco tutti quanti noi ci sedessimo intorno ad un tavolino e discutessimo del problema con l’intenzione reale di mettercelo alle spalle e proseguire dritti per la nostra strada che deve essere però comune a tutti. Perché tanto lo sappiamo che dopo pioggia esce sole.

C.G.

------SEGUE DALLA PRIMA-------

campo, magari anche solo per una partita. Ha iniziato Scotti a ricoprire diversi ruoli, parecchie volte da meritarsi il titolo di Jolly, e se tuttora gli chiedeste:” Giorgio qual è il tuo ruolo?” lui pur con molta fantasia non saprebbe che dirvi. Poi è stato il turno di Pasqualini che pur essendo un ottimo difensore è stato ultimamente in avanti, facendolo brillare molto meno, ma soprattutto impedendo al giocatore maglia numero otto di sfruttare la sua principale qualità: la corsa. Ed eccoci ai fattacci di ieri con Pavanello, secondo miglior marcatore della squadra, impiegato come difensore in compagnia di Galimberti, fortunatamente solo per pochi minuti. Già perché poi il suo posto è stato preso a turno da Marangoni, Allievi, Scotti e perché no, persino Pasqualini. Sinceramente qualcosa di ridicolo. Tutti questi continui cambiamenti non fanno altro che contribuire a confondere le già poco chiare idee della Thermos ma cosa di preminente importanza rendono di

malumore i giocatori costretti a “ sacrificarsi”. E questo non è bene che accada. Io sono dell’opinione che se una squadra trova un assetto stabile, con il quale vince, diverte e fa vedere delle belle cose, perché impegnarsi a cercare soluzioni alternative che comunque si sanno già sbagliate a  priori? Francamente non so farmene una ragione. La cosa che mi risulta più strana da capire e se è vero come lo è  che sino a qualche giorno fa eravamo convinti delle nostre capacità tanto da indurci a pensare di poter iscriverci con successo a dei tornei, come è potuta balenare allora la “pazza idea” di scombussolare quello che gli americani chiamano “the game plane”,  il piano partita con assetti che non si addicono alle caratteristiche dei nostri giocatori? D’accordo capisco che giunti a certi risultati, una squadra cerca di innovarsi, di mettere nel proprio arco un maggior numero di frecce, ma questo secondo una logica razionale deve avvenire senza stravolgere

le indubbie qualità della squadra, ma soprattutto senza privare della stessa di quelle sicurezze e convinzioni che l’hanno portata ad essere una realtà vincente. Ad ogni modo sono anche certo che l’ “ evoluzioni” viste ieri siano da etichettare come più uniche che rare, ma ripeto non tanto per quello che si è visto sul campo, ma perché minano a quella serenità e pace facente parte dello spogliatoio giallo-nero. Ognuno di noi infatti è pienamente consapevole di quello che la squadra è in grado di offrire secondo quegli schemi abituali, ma operando simili stravolgimenti siamo un regalo incartato, un appuntamento al buio, un qualcosa insomma d’inaspettato e non prevedibile, che tra l’altro può anche trovare un gradimento, per così dire limitato. Eppoi qualche tempo fa si usava dire, e con mia gioia,:” Squadra che vince non si cambia.” Perché dunque dovremmo farlo noi?

C.G

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