Giovedì 03 aprile 2003-“Catellazzo Post” Pag.2

DENTRO GLI SPOGLIATOI
______di Clerici Gualtiero

L’ISOLA CHE NON C’E’ INVECE ESISTE

Sicuramente tutti coloro che stanno leggendo quest’articolo sono a conoscenza della storia di Peter Pan e del luogo dove questo mitico personaggio disneiano attira i bambini in sogno: l’isola che non c’è appunto. E’ ovvio che letteralmente e geograficamente quest’isola non esista affatto, ma nel collettivo immaginario delle persone con questa definizione, s’intende quel luogo dove tutto va come noi vogliamo e come a noi piacerebbe che fosse. Sostanzialmente, e qui dobbia-mo ringraziare quel famoso psicologo che viveva a Vienna e di nome faceva Sigmund, in primis, e il genio cinematografico di Spielberg,una maniera per restare bambini e non dover essere costretti a crescere come la natura invece vorrebbe. Più calcisticamente parlando però l’isola che non c’è rappresenta quella squadra dove al cui interno non ci sono stupide invidie o facili preferenze e dove quindi tutto

e tutti vanno d’amore e d’accordo. Nel recente passato  si è parlato d’isola felice del Parma di Nevio Scala una piccola che cercava di diventare grande, andando un pò controcorrente in base a quanto detto sinora. Ma per restare ai giorni nostri non c’è posto migliore, e uno spogliatoio migliore che quello giallo-nero della S.S.Thermos. E questa non è semplicemente una facile deduzione che si deve ai risultati fin qui ottenuti, nossignore. I ragazzi di Castellazzo hanno posto sin da subito le basi appropriate per meglio impostare la stagione in corso, parlando molto fra loro e cercando ogni qual volta ce ne fosse bisogno di risolvere i problemi che immancabilmente si vengono a creare. Così su due piedi mi viene in mente il caso Meroni, affrontato e lasciato alle spalle come si conviene fare fra persone distinte. In sostanza sono, e lo sarò sempre, arcimaledettamente

convinto che il terreno di gioco sia un semplice specchio nel quale si riflettono le emozioni  o lo stato d’animo dei giocatori che lo riempiono. Pertanto se una squadra è in saluto psico-fisica lo di deve alla condizione di massima tranquillità e fiducia che vive l’intero spogliatoio, se ieri sera la Thermos ha strapazzato la DeJoint 11 a 3, è riuscita a farlo perché a differenza dei nostri avversari l’unione che ci contraddistingue è ben altra cosa, di un materiale assai molto più resistente e inossidabile. Poi è chiaro ed evidente che in campo ci debbano essere dei giocatori e non innocue controfigure, e che una palla può entrare o uscire a seconda di chi la calcia. Ma il succo di questo mio discorso è che una squadra deve essere si concentrata e ansiosa di giocare ma non deve mai essere priva di tranquillità e fiducia nel compagno perché è solamente questa la ricetta giusta per una

stagione vincente e la Thermos sembra essersene accorta. Sono ad ogni modo contento di poter affermare che tutto è stato fatto con la massima cura e dedizione, non un particolare è stato tralasciato, questo lavoro di squadra ci ha richiesto tempo nonché fatica ma come vuole la logica siamo stati ripagati giustamente. Facendo tesoro di ciò che abbiamo appreso in questi match disputati nel 2003 e ovviamente anche di quelli passati, sono certo che prefissarci degli obiettivi sarebbe sbagliato perché equivarrebbe a limitarci e di questo non ne necessitiamo affatto. Dunque più forti di prima e più consapevoli che mai apprestiamoci ad affrontare altre partite insidiose, difficili ma pur sempre alla nostra portata. Non dimenticatevi che noi abitiamo su di un’isola felice, l’isola che non c’è, dove tutto ci è permesso e consentito. Soprattutto sognare.

C.G.

------SEGUE DALLA PRIMA-------

Ma che i ragazzi di Castellazzo stessero vivendo in un universo parallelo nel quale i protagonisti erano soltanto loro lo si deduce anche da quante opportunità, sotto porta,non so state sciupate, costante che invece in tutte le altre precedenti uscite hanno condizionato i risultati finali a nostro discapito. Ecco quale idea mi sono fatta della idilliaca prestazione di ieri sera in quel di Arese: è l’ispirazione che ci permette di essere, di fare ciò che desideriamo. E quando nella tua squadra gli elementi dotati maggiormente di classe si sentono a mille e di facile previsione come andrà a finire. Non vorrei fare i nomi dei singoli perché tutta quanta la squadra si è ben comportata ma è innegabile il fatto che senza la proprietà di palleggio di Pavanello e la sua giusta cattiveria e determinazione nei pressi della porta, o il senso della posizione e la relativa capacità di recupero ai danni degli attaccanti avversari del capitano Galimberti, per non dire della persistente presenza dell’ “esattore” Pasqualini o dell’estro di Allievi, ora probabilmente

staremmo parlando d’altro, e da un bel po’. Insomma, sono stufo di continuare a dire che bisogna migliorare di qua, essere più decisi di là, utilizzare meglio il campo, e dunque in questa giornata di imprevista magnanimità dirò che, in base a quanto espresso ieri dalla squadra, francamente giocare al pallone e non al calcio in maniera ancor più redditizia e spettacolare è pressoché impossibile. Se la perfezione esistesse e non fosse solamente un convincimento teorico elaborato dagli esteti direi che senza dubbio il 2 aprile 2003 gli ci siamo avvicinati in modo stupefacente. E credetemi non credo di esagerare dicendo questo, vincere con otto gol di scarto a calcetto non è sinonimo di vittoria, supremazia o dominio, bensì di completa onnipotenza. E che sia andata davvero così lo testimonia il fatto che, quando la partita stava per concludersi, i nostri avversari, ormai consapevoli della sconfitta l’hanno buttata sulla comicità, come se non fosse già abbastanza ridicolo il modo con il quale hanno interpretato la

partita, con il portiere Martinelli che ad un certo punto, stufo di raccogliere palloni in fondo al sacco, ha cercato gloria giocando fuori, ma raccogliendo esiti, per non essere cattivi, alterni. A mio avviso gesto da condannare e decisamente patetico. Perché se quando si vince è facile parlare quando si perde si deve avere il buon senso di rispettare e riconoscere la superiorità dell’avversario, soprattutto se è così palesemente dimostrata. Ho il sospetto che se fosse stata una partita di baseball si sarebbe interrotta al 7° inning per manifesta inferiorità….Battute a parte, e per concludere, teniamo presente questa considerazione: se un Dante ispirato ha scritto La Divina Commedia, se un Beethoven ha composto la nona sinfonia e James Dean ha splendidamente recitato in de “La Valle dell’Eden”, cosa può fare al suo massimo la Thermos? Spaventoso è solo il fatto che nessuno lo può sapere. L’importante però è essere inspired!!!

C.G

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